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Autore
Dott.ssa Martina Amigoni
Psicologa
Sottoporsi a una dieta non è semplice. Il senso di privazione che le diete fa spesso da apripista alle abbuffate le quali non solo vanificano i risultati raggiunti, ma innescano emozioni negative di frustrazione e di delusione verso se stessi. In questo articolo vedremo se le diete possono portare al rischio di abbuffate.

dieta e abbuffata
Il concetto di dieta
Nella mia pratica clinica, ho spesso sentito dire dai pazienti che il loro rapporto con il cibo è cambiato a partire dai primi tentativi di dieta finalizzati a perdere qualche chilo di troppo e a trovare la forma fisica tanto auspicata. I loro racconti, per certi versi, si somigliano e hanno in comune il fatto che le prime abbuffate siano sopraggiunte proprio in seguito alle diete.
Per questo, sono arrivata a chiedermi: è possibile che siano proprio le diete le responsabili della perdita di controllo sul cibo, e cioè delle abbuffate?
Che cosa si intende con il termine dieta?
Il termine dieta, definito dal vocabolario Treccani come “il complesso delle norme di vita (alimentazione, attività fisica, riposo, ecc.) atte a mantenere lo stato di salute;” ha assunto nella società odierna il significato più limitato di “alimentazione quantitativamente e qualitativamente definita, rivolta a conseguire scopi terapeutici o preventivi” e inoltre, nel linguaggio comune, di “temporanea astinenza, totale o parziale, dal cibo per dimagrire.”
È presto detto che il termine “dieta” assume un’accezione restrittiva, legata al senso di sacrificio e all’estremo controllo finalizzato a cambiare la forma del corpo. In altre parole, la dieta per come la intendiamo noi oggi è un regime alimentare e un complesso di stili di vita restrittivo e improntato sul sacrificio, finalizzato a perdere peso e a modificare il proprio aspetto fisico.
La restrizione crea desiderio
Facciamo un passo avanti: come spesso dico ai miei pazienti, la mente segue il principio “la restrizione crea desiderio”. Al nostro cervello non piace la proibizione. Di conseguenza, il solo fatto di iniziare una dieta – con la migliore delle intenzioni e con la massima motivazione – tende a focalizzare il nostro pensiero sul non poter mangiare quel che più ci piace. Il continuo pensiero di non potersi permettere gli alimenti etichettati come “vietati” coincide con il pensare continuamente a questi stessi alimenti, i quali acquisiscono una grande attrattiva, che si tratti di pasta, pizza, gelato o altri dolciumi.
Per il meccanismo del “tutto o nulla”, la prima occasione di sgarro (solitamente concessa nelle diete attraverso il pasto libero o la giornata libera), rischia di trasformarsi nell’occasione ideale per fare il pieno di tutto ciò che non ci si è potuti concedere.
Cosa si intende per abbuffata?
La perdita di controllo sul cibo con l’ingestione di grandi quantitativi dello stesso è, per definizione, un’abbuffata. Di solito, l’abbuffata è associata a un senso di piacere e di tranquillità atte a controbilanciare gli sforzi fisiologici e psicologici richiesti dalla dieta.
Perché le diete portano alle abbuffate
Vediamo ora quali sono i due tipi di meccanismi che possono contribuire a fare sì che un tentativo di dieta sfoci nel rischio di sviluppare iperfagia, abbuffate o un disturbo da alimentazione incontrollata.
Meccanismi fisiologici
A livello fisiologico, le eccessive restrizioni e l’adesione a un regime di deficit calorico (assumere meno calorie di quelle che vengono consumate durante un giorno), portano a una maggiore efficienza metabolica, per cui il metabolismo diviene più lento e vengono consumate meno calorie per tenere in moto i processi fisiologici.
Inoltre, le diete restrittive possono causare nel corpo degli scompensi di alcuni nutrienti. Il sistema nervoso mette allora in moto un meccanismo “salva vita” atto a recuperare le energie necessarie al sostentamento attraverso un forte aumento del desiderio di cibo: un impulso che attraversa il corpo e il cervello a livello dell’ipotalamo e della corteccia prefrontale, e che può sfociare nell’abbuffata.
Ecco le tre principali ragioni per cui le diete possono portare alle abbuffate a livello fisiologico:
- Le diete interferiscono con i segnali di fame e sazietà del corpo: quando si segue una dieta restrittiva, il corpo produce meno leptina, un ormone che regola la fame, e più grelina, un ormone che stimola l’appetito. Questo può portare ad una maggiore sensazione di fame e ad una minore sensazione di sazietà, che può indurre a mangiare troppo quando si ha accesso a cibo.
- Le diete restrittive spesso limitano l’apporto di proteine, il che può portare ad una perdita di massa muscolare. Ciò può rallentare il metabolismo e rendere più difficile perdere peso a lungo termine.
- Quando si limita l’apporto di cibo, si rischia di non assumere abbastanza nutrienti essenziali per il corpo, come vitamine e minerali, con conseguenti sensazioni sgradevoli e a problemi di salute quali stanchezza, irritabilità e una riduzione delle funzioni cognitive.
Meccanismi psicologici
A livello psicologico, la privazione in sé può portare a provare rabbia, ansia, depressione, frustrazione: emozioni negative difficili da sopportare e da scacciare via.
Il cibo infatti, oltre che nutrimento è largamente usato come mezzo conforto, di ricompensa e di celebrazione, solo per fare alcuni esempi. Perdere questo alleato fa rimanere nudi di fronte alle proprie emozioni, e se non si hanno a disposizioni strumenti adeguati per gestirle, la prima occasione di conforto attraverso il cibo può trasformarsi in un’abbuffata. Per un approfondimento: abbuffata e dipendenza dal piacere.
Ecco i cinque principali rischi psicologici legati alle diete restrittive:
- Possono portare ad adottare la mentalità del “tutto o nulla”, secondo cui quando si segue una dieta, lo si deve fare perfettamente, ma quando si trasgredisce, ci si può lasciare andare al punto di abbuffarsi.
- Possono portare ad un’ossessione per il cibo: quando i cibi vengono divisi in “buoni” e “cattivi”, si rischia di sviluppare un’ossessione per il cibo e di concentrarsi eccessivamente sulle quantità di calorie e sui tipi di cibi consumate, piuttosto che sulla qualità, sulla varietà degli alimenti e sui propri veri bisogni fisici.
- Possono influire negativamente sul benessere mentale: le diete restrittive possono causare ansia, depressione e altri problemi di salute mentale. Inoltre, possono emergere sentimenti di colpa e vergogna quando si mangia un cibo considerato “cattivo”.
- Le diete restrittive sono spesso difficili da mantenere a lungo termine. Una volta che si interrompe la dieta, si rischia di riprendere il peso perso e di sviluppare un rapporto poco sano con il cibo.
- Non sono adatte a tutti: le diete restrittive possono essere pericolose per alcune persone, come persone con disturbi alimentari o patologie preesistenti. Inoltre, le diete restrittive non tengono conto delle esigenze individuali e delle preferenze alimentari.
Che cosa fare per evitare le abbuffate?
Abbiamo compreso che le diete restrittive portano al rischio di abbuffate. Ecco allora 5 consigli da seguire per evitare che la ricerca di una perdita di peso o di una forma fisica più sottile o tonica porti a cadere nel rischio di abbuffate:
- Mettere da parte il termine “dieta” e prediligere invece l’adozione di uno stile alimentare o, ancor meglio, di uno stile di vita che sia salubre e sostenibile nel lungo termine.
- Focalizzarsi non solo sul che cosa si mangia, ma anche e soprattutto sul perché e sul come si mangia, ripristinando fiducia e ascolto nei segnali del corpo.
- Imparare a gestire le emozioni in maniera funzionale se la ricerca di cibo è dettata dalla necessità di un conforto o di una ricompensa.
- Imparare i fondamenti della Mindful Eating, che consente di portare piena attenzione sull’atto del mangiare, sulle proprietà sensoriali del cibo e sulle sensazioni del corpo.
- Nel caso di un disturbo da alimentazione incontrollata (o Binge Eating), rivolgersi a un professionista specializzato nelle risoluzioni di tali problematiche.
In conclusione, sottoporsi a diete restrittive può implicare un aumento del rischio di abbuffarsi. Anziché sottoporsi a una dieta restrittiva come intesa nel linguaggio comune, è più adottare uno stile di vita salutare che includa una dieta bilanciata, l’esercizio fisico regolare e un rapporto sano con il cibo, senza l’etichettamento degli alimenti in “buoni” o “cattivi”, “permessi” o “proibiti”. Trovare tale equilibrio richiede un percorso che tenga conto sia di aspetti fisiologici, sia psicologici ed emozionali.