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Che cosa sono le calcificazioni prostatiche?
Si tratta di formazioni stabili, quindi di calcoli di dimensione variabile presenti all’interno della prostata. La comprensione del significato clinico e dell’eziopatogenesi delle calcificazioni prostatiche non è ancora del tutto chiara.
Le calcificazioni della prostata possono essere posizionate nell’area periadenomatosa della prostata (tra la porzione periferica e quella adenomatosa della ghiandola prostatica) o in quella periuretrale (intorno all’uretra).
Queste ultime sono tipiche delle calcificazioni in soggetti giovani.
Le calcificazioni della prostata possono essere di origine primaria, o di origine secondaria. Tipicamente di origine primaria sono i calcoli causati dall’ostruzione dei dotti prostatici nei pazienti con ipertrofia prostatica benigna o prostatite cronica. Di origine secondaria sono i calcoli causati dal reflusso di urina.
Le calcificazioni della prostata sono spesso presenti in soggetti con ipertrofia prostatica benigna (IPB) o con tumore alla prostata. Tuttavia, non è certo se queste calcificazioni prostatiche rilevate casualmente siano clinicamente significative o rappresentino un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie urologiche.
Calcificazioni prostata: tipologie e soggetti a rischio
I depositi iperecoici di calcio nella prostata sono variamente denominati calcoli prostatici, calcificazione prostatica e calcificazione della prostata.
Le calcificazioni della prostata sono spesso osservate in pazienti con iperplasia prostatica benigna, sindrome del dolore pelvico cronico, prostatite cronica e tumore della prostata nonostante siano tipicamente asintomatiche. Secondo diverse ricerche, la prevalenza delle calcificazioni prostatiche varia dal 7 al 70% e circa il 52% degli uomini della popolazione cinese Han, il più grande gruppo etnico del mondo, presenta la malattia.
Gli esperti hanno suddiviso le calcificazioni della prostata in vari tipi e categorie. Utilizzando un micro-analizzatore a raggi X a dispersione di energia, Vilches e colleghi, in questo studio, hanno suddiviso le calcificazioni prostatiche in tipo I, quando è presente una superficie lobulare composta da piccole sfere, e tipo II quando invece è presente una superficie più grande e multidimensionale.
Le calcificazioni della prostata sono comunemente suddivise in calcificazioni endogene e calcificazioni estrinseche in base allo studio cristallografico.
Il primo tipo, ovvero le calcificazioni prostatiche estrinseche, sono tipicamente più grandi di quelle endogene e derivano dal reflusso di urina, mentre le calcificazioni della prostata endogene sono in gran parte generate dalle secrezioni prostatiche.
Le calcificazioni della prostata sono piuttosto comuni negli uomini sopra i 50 anni.
Al contrario, sono infrequenti sotto i 40 anni. Il numero delle calcificazioni della prostata e le dimensioni di queste aumentano all’aumentare dell’età.
La formazione di calcoli prostatici è comune nei soggetti con prostatite cronica.
Come individuare le calcificazioni alla prostata: quale esame diagnostico è meglio preferire?
La maggior parte delle calcificazioni prostatiche vengono rilevate in seguito a disturbi urologici; talvolta possono essere scoperte casualmente durante uno screening radiologico di routine per altre ipotesi diagnostiche.
Gli esami diagnostici per evidenziare la calcificazione prostatica sono:
Tomografia computerizzata (TC); rappresenta il gold standard per lo studio delle calcificazioni della prostata che però presenta dei limiti nell’individuare il cancro alla prostata;
- Ecografia pelvica o ecografia prostatica sovrapubica: si tratta dell’esame più comune che viene normalmente svolto in caso di ipertrofia prostatica benigna per evidenziare la calcificazione della prostata;
- Risonanza magnetica (RM) senza contrasto: grazie alla maggiore differenziazione dei tessuti molli, è ampiamente utilizzata per l’indagine della prostata ma non è l’esame migliore, visto la bassa sensibilità e specificità nell’individuare un’eventuale calcificazione della prostata.
Calcificazioni prostata: ecco le principali cause
Secondo alcuni autori le calcificazioni della prostata sono il risultato di secrezioni prostatiche ispessite, imputabili ad una patologia da deposito di cristalli e di ossalato di calcio. Le calcificazioni prostatiche possono anche essere il risultato di processi infiammatori ripetuti dovuti all’invecchiamento o a reflusso intraprostatico.
Le cause della calcificazione della prostata sono quindi riconducibili a questi eventi:
- accumulo di urina nella prostata per effetto del reflusso, della stessa urina, nei dotti prostatici e nell’uretra;
- trattenere a lungo le urine può determinare l’insorgenza di fenomeni infettivi con febbre, dolore minzionale, dolore pelvico;
- la calcificazione dei corpora amylacea;
- prostatite batterica;
- prostatite cronica;
- diabete mellito;
- causa chirurgica;
- radioterapia;
- tumore prostatico;
- ipertrofia prostatica benigna.
È stato dimostrato un ruolo attivo dei batteri produttori di biofilm per la persistenza dei sintomi nei pazienti con prostatite cronica, indipendentemente dalla somministrazione di terapia antibiotica.
In uno studio successivo si è quindi ipotizzato che i batteri produttori di biofilm abbiano un ruolo nella genesi delle calcificazioni della prostata.
Calcificazione dei corpora amylacea: piccolo approfondimento su una possibile causa delle calcificazioni alla prostata
La calcificazione dei corpora amylacea è una possibile causa della calcificazione della prostata. Tutto ciò ha origine dalle secrezioni prostatiche, ma, per capire meglio, che cosa si intende per corpora amylacea?
I corpora amylacea sono masse ialine, cioè masse ricche di calcio e di proteine aggregate, contenute nella prostata, il cui numero e dimensione cresce con l’età dell’uomo e che possono calcificarsi. Dopo la calcificazione i corpora amylacea diventano visibili agli esami radiologici e di imaging. I corpora amylacea sono raramente presenti in pazienti con tumore alla prostata e, per tale motivo, la ricerca della presenza degli stessi può essere usata come indagine per confermare o meno la diagnosi di cancro prostatico.
Quali sono i sintomi delle calcificazioni della prostata?
I calcoli prostatici hanno solitamente la dimensione di un seme di papavero. Un soggetto può avere un singolo calcolo o centinaia di calcoli.
Per la maggioranza dei casi, le calcificazioni della prostata non comportano sintomi, motivo per cui la presenza di calcoli prostatici è spesso diagnosticata incidentalmente durante lo svolgimento di ecografia transrettale per confermare l’ipotesi di ipertrofia prostatica benigna (IPB).
Si stima che il 10% dei pazienti con IPB abbia calcolosi prostatica, se pur asintomatica.
Tuttavia, i calcoli prostatici associati a patologie del tratto uro-genitale, come la prostatite cronica, possono dare i seguenti disturbi:
- dolore nella parte bassa della schiena, nel pene, nell’area perineale (la zona tra l’ano e lo scroto);
- difficoltà ad urinare;
- dolore durante la minzione (disuria);
- sanguinamento (ematuria);
- dolore, post minzione, localizzato alla punta del pene è sintomo tipico di calcificazione della prostata in area periuretrale.
Le calcificazioni della prostata tendono a progredire nel tempo e a causare ostruzione meccanica, contrazione della muscolatura liscia e sintomi da svuotamento vescicale, quali:
- Flusso urinario intermittente e/o doppio;
- Esitazione minzionale (aumento del tempo necessario per iniziare la minzione);
- Aumento del tempo necessario allo svuotamento vescicale.
Forte il legame tra calcificazione della prostata e sintomi del basso tratto urinario: ossia quei sintomi che comprendono aumento della frequenza minzionale diurna e notturna, getto urinario debole, sgocciolamento post minzione.
L’influenza di calcificazioni della prostata sulla sfera sessuale non è del tutto chiara.
Alcuni autori hanno scoperto che gli uomini di mezza età con calcificazioni della prostata importanti hanno maggiore probabilità di sviluppare disfunzione erettile: si presume che la calcolosi prostatica possa essere causa di infiammazione cronica e possa contrastare negativamente il rilassamento della muscolatura liscia e la microvascolarizzazione prostatica, alterando le citochine e gli enzimi e influenzando il fascio neurovascolare circostante rendendo così difficile raggiungere e mantenere l’erezione.
Come curare le calcificazioni della prostata: terapia e trattamento
Generalmente, i calcoli della prostata che non producono sintomi non richiedono una terapia. Possono essere eliminati spontaneamente nel momento in cui passano nell’uretra. Il passaggio fino all’espulsione è causa di dolore intenso.
I calcoli prostatici sono composti prevalentemente di fosfato di calcio (82.6%) il che può rendere utile l’assunzione di integratori di citrato di potassio per un periodo di almeno 2 mesi.
Talvolta utile è l’assunzione di antinfiammatori naturali a base di Curcumina e Bromelina per almeno 20/30 giorni.
In presenza di sintomi dolorosi è sovente l’assunzione di un antibiotico: tipologia e durata della terapia devono essere indicati dallo specialista urologo.
La terapia antibiotica può anche essere somministrata tramite via transperineale: 3 iniezioni distanziate da 15 giorni di antibiotico e antinfiammatorio. Tale procedura non è esente da rischi, tra cui quello di determinare disfunzione erettile.
In rari casi può essere necessario ricorrere alla chirurgia.
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- Diabete mellito e calcificazione prostatica: Emphysematous prostatic abscess: case series study and review; Relationship between Lower Urinary Tract Symptoms and Prostatic Urethral Stiffness Using Strain Elastography: Initial Experiences.
- Calcificazioni prostatiche e radioterapia: Relationship between Lower Urinary Tract Symptoms and Prostatic Urethral Stiffness Using Strain Elastography: Initial Experiences.
- Tumore prostatico e calcificazione prostatica: Prevalence of prostatic calcification subtypes and association with prostate cancer.
- Ipertrofia prostatica e calcificazione prostatica: A completely calcified prostate; Clinical Significance of Prostatic Calculi: A Review.