Fatica a respirare: cause e terapie

Le cause principali della mancanza di respiro

La fatica a respirare e la mancanza di respiro si caratterizzano per la presenza di disagio durante la respirazione e dalla sensazione di non riuscire a respirare completamente. Possono manifestarsi all’improvviso o gradualmente.

La fatica a respirare e la mancanza di respiro possono dipendere da numerose condizioni, alcune anche gravi. Stress e ansia possono provocarne la comparsa.

Una condizione di salute importante che richiede l’intervento di un medico può essere indicata da attacchi ricorrenti di respiro corto o dalla mancanza di respiro improvvisa e intensa. Qualsiasi problema di respirazione dovrebbe essere discusso con il proprio medico.

Gli argomenti trattati in questo articolo sono:

Fatica a respirare e asma

La fatica a respirare può dipendere dall’asma. L’asma è una condizione comune che colpisce i bronchi che si infiammano se esposti a fattori scatenanti. Questa infiammazione fa si che la persona faccia fatica a respirare e abbia tosse e affanno: i bronchi infiammati si riempiono di liquido e producono muco, riducendo la superficie per respirare.

Gli attacchi d’asma possono verificarsi rapidamente come, per esempio, nel caso di esposizione a fattori irritanti quali il fumo e la polvere o impiegarci anche giorni, come nel caso di un’infezione virale quale il raffreddore.

Un attacco di asma grave richiede l’intervento medico.

L’asma è particolarmente comune: circa il 5% della popolazione ne soffre. Questa percentuale aumenta al 10% se si considerano solo gli infanti.

I sintomi più comuni sono:

  • tosse stizzosa, soprattutto notturna;
  • fatica a respirare (dispnea);
  • mancanza di respiro;
  • affanno;
  • oppressione toracica;
  • disturbi del sonno;
  • debolezza;
  • ansia;
  • infezioni frequenti.

Alla base dell’asma sono state individuate una molteplicità di cause: genetiche e di esposizione ad infezioni virali come il virus respiratorio sinciziale.

Il trattamento dell’asma e della fatica a respirare conseguente ad un attacco è farmacologico: il salbutamolo, un broncodilatatore. È disponibile in formulazione per inalazione, per assunzione per via orale e per via parentale.

Mancanza di respiro e polmonite

La polmonite è un’infezione polmonare causata da batteri, virus o funghi. L’infezione provoca l’infiammazione degli alveoli polmonari: quando gli alveoli si gonfiano di liquido o pus, si fa fatica a respirare e si sperimenta mancanza di respiro.

La polmonite causata da batteri o virus è potenzialmente contagiosa: può essere trasmessa ad altri quando vengono inalate le goccioline trasportate dall’aria a causa di un colpo di tosse o di uno starnuto.

Questi tipi di polmonite possono diffondersi anche attraverso il contatto con superfici o oggetti che sono stati esposti agli agenti patogeni che causano la malattia.

Al contrario, la polmonite causata da funghi non può essere trasmessa da una persona all’altra.

La polmonite può presentare una serie di sintomi, tra cui:

  • fatica a respirare;
  • mancanza di respiro;
  • tosse, talvolta catarrosa;
  • brividi;
  • febbre, talvolta non presente o limitata a pochi decimi di grado (37.5°);
  • mal di testa;
  • dolore al petto;
  • perdita di appetito;
  •  nausea.

Negli anziani i sintomi sono generalmente più sfumati: la febbre è spesso assente mentre permane la fatica a respirare.

La causa principale di polmonite batterica è lo streptococcus pneumoniae, la cui terapia è antibiotica.

La polmonite virale è solitamente causata da adenovirus, rinovirus, virus influenzali e, dal 2020 per un numero elevato di casi, da Sars CoV 2 (Covid 19). La terapia mira al controllo dei sintomi e, in casi ristretti, all’uso di antivirali o di terapie di supporto.

BPCO: fumo e fatica a respirare

La BPCO è una malattia ostruttiva cronica e irreversibile delle vie aeree che ha nella fatica a respirare e nella mancanza di respiro il suo principale sintomo.

La malattia è causata da una infiammazione cronica del tessuto polmonare che, nel tempo, provoca un rimodellamento dei bronchi e, come conseguenza, fatica a respirare.

Il fumo di sigaretta è la principale causa ambientale della BPCO. Esistono poi cause genetiche imputabili alla carenza della proteina alfa-1-antitripsina, come confermato da uno studio, e alcune patologie, come l’asma, che possono contribuire a sviluppare la malattia.

I sintomi variano in funzione dello stadio, da 0 a 3, della malattia la cui gravità, 0 lo stadio meno grave, 3 il più grave, è valutata tramite spirometria.

I principali sintomi sono:

  • tosse con espettorato;
  • fatica a respirare;
  • mancanza di respiro;
  • bisogno di schiarirsi la voce, soprattutto la mattina;
  • respiro sibilante;
  • oppressione toracica;
  • stanchezza;
  • facilità a contrarre infezioni virali.

La terapia è farmacologica: broncodilatatori o cortisone, nei casi più gravi, per contrastare la difficoltà a respirare e ossigenoterapia, somministrata tramite maschera o cannule nasali se l’ossigenazione del sangue è troppo bassa.

Smettere di fumare migliora notevolmente la sintomatologia ma non consente il recupero del tessuto polmonare compromesso.

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Malattia coronarica

L’aterosclerosi, un danno vascolare causato dalla formazione di placche di colesterolo nelle arterie, è la causa più frequente della malattia coronarica. Quando una o più arterie sono parzialmente o totalmente ostruite, si verifica una riduzione del flusso sanguigno verso il cuore e può causare un infarto.

I principali fattori di rischio di sviluppare una malattia coronarica sono:

  • ipercolesterolemia: colesterolo totale superiore a 200 mg/dL e squilibrio lipidico a favore del LDL, il colesterolo “cattivo”;
  • fumo di sigaretta;
  • ipertensione (pressione alta);
  • obesità;
  • insulino-resistenza;
  • inattività.

Il rischio di malattia coronarica dipende dall’età: per gli uomini aumenta a partire dai 45 anni, per le donne dai 55 anni d’età.

Quando il cuore non riceve il corretto apporto di sangue si manifestano una varietà di sintomi, tra cui il dolore al petto, angina, è il più comune. Gli altri sintomi includono:

  • nausea;
  • dolore alla spalla sinistra;
  • dolore alla schiena in area dorsale;
  • fiato corto;
  • vomito;
  • fatica a respirare;
  • dolore alla mascella;
  • disturbi della vista.

La diagnosi di malattia coronarica avviene solitamente tramite ecocardiografia o TAC cardiaca. La terapia può essere farmacologica in caso di colesterolo elevato e ipertensione (vengono impiegate statine e farmaci anti-ipertensivi); comportamentale smettendo di fumare o, per esempio, iniziando a praticare un’attività fisica; chirurgica, ossia indirizzata a ripristinare il normale afflusso sanguigno.

In questo ultimo caso trova ampio impiego l’angioplastica e il bypass cardiaco.

Ansia e fatica a respirare

La fatica a respirare e la mancanza di respiro sono un sintomo comune dell’ansia. L’ansia altro non è che una risposta ad una paura che può essere inconscia: è comune, per esempio, la paura di volare benché, tra i mezzi di trasporto, l’aereo è di gran lunga il più sicuro.

Nel novero delle risposte messe in atto dall’organismo la difficoltà di respiro è una delle più frequenti. Diversi studi, infatti, mostrano una forte correlazione tra ansia e fatica a respirare e mancanza di respiro.

I sintomi più comuni dell’ansia sono:

  • affanno;
  • palpitazioni;
  • nausea;
  • dolore di stomaco;
  • nervosismo;
  • insonnia;
  • fatica a respirare.

La terapia dell’ansia può essere farmacologica, cognitivo-comportamentale o affidata a prodotti naturali.

Una terapia farmacologica va necessariamente impostata da uno specialista medico per evitare i pericolosi effetti collaterali dei farmaci ansiolitici: dipendenza e tolleranza. Quest’ultima indica la necessità di assumere dosi crescenti di farmaco per avere i medesimi effetti.

La mancanza di respiro dovuta ad un attacco di ansia può essere contrastata concentrandosi proprio sulla respirazione. Uno suggerisce che concentrandosi sulla respirazione diaframmatica è possibile ridurre la frequenza respiratoria e la necessità di ossigeno, riducendo la sensazione di far fatica a respirare.

L’ansia, lieve o moderata, e i sintomi ad essa associata, può essere controllata anche con tranquillanti naturali i cui effetti, nel medio periodo, sono in parte sovrapponibili a quelli dei farmaci ma senza manifestare i pericolosi effetti collaterali.

Allergie

Le allergie possono causare difficoltà di respiro, fatica a respirare e mancanza di respiro. Un’allergia ambientale può causare rinite allergica che causa congestione nasale, starnuti, prurito agli occhi oppure, nei soggetti predisposti, asma allergico.

La difficoltà a respirare da allergia può essere causata anche da un particolare alimento o dalla puntura di un insetto. In questo caso la fatica a respirare è conseguenza della reazione allergica che causa gonfiore e, nei casi più gravi, ostruzione delle prime vie respiratorie. Il fenomeno, grave e potenzialmente letale, prende il nome di shock anafilattico.

La terapia, in questi casi, deve essere somministrata immediatamente e prevede l’impiego di:

  • adrenalina, un ormone con effetti sulla vasodilatazione e la dilatazione dei bronchi;
  • corticosteroidi o antistaminici;
  • broncodilatatori.

Ernia iatale

L’ernia iatale da scivolamento è un reperto molto comune che interessa oltre il 40% della popolazione sopra i 40 anni. Si determina quando una porzione dello stomaco, attraverso lo iato, supera il diaframma, la parete muscolare che divide la cavità toracica da quella addominale.

L’ernia iatale da scivolamento è principalmente asintomatica. Il sintomo più comune, laddove presente, è dato dal reflusso gastroesofageo, ossia dalla risalita lungo l’esofago degli acidi impiegati nel processo di digestione.

I sintomi comuni sono:

  • reflusso acido;
  • bruciore di stomaco che peggiora da sdraiati;
  • dolore in zona epigastrica;
  • difficoltà a deglutire;
  • eruttazioni.

La fatica a respirare può verificarsi in quei casi di ernia iatale di grosse dimensioni in pazienti anziani, come confermato da uno studio.

La terapia è farmacologica per il reflusso; comportamentale, volta ad istruire il paziente sull’opportunità di preferire determinati alimenti e sulla modalità di alimentazione; chirurgica in caso di disturbi e sintomatologia persistenti ed ernia iatale di dimensioni ragguardevoli.

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Cardiopatia congenita

Si tratta di un’anomalia cardiaca presente dalla nascita che si manifesta anche con fatica a respirare e mancanza di respiro.

La malformazione, semplice o complessa, può coinvolgere le pareti del cuore, i grossi vasi e le valvole cardiache.

Le malformazioni semplici possono essere asintomatiche, quelle complesse possono causare sintomi gravi e potenzialmente letali.

Le anomalie che coinvolgono le valvole del cuore interferiscono con la capacità del cuore di pompare sangue correttamente; quelle che coinvolgono le pareti del cuore possono portare a ristagni e ritorni di sangue nel muscolo cardiaco; quelle che interessano i grossi vasi possono causare riduzioni o interruzioni del flusso ematico.

Le cardiopatie congenite sono normalmente individuate nel corso delle ecografie effettuate in gravidanza. In alcuni casi, invece, l’anomalia non dà luogo a sintomatologia fino all’età adulta quando può dare:

  • difficoltà a respirare;
  • dolore toracico;
  • vertigini;
  • svenimenti;
  • aritmia.

La terapia è farmacologica o chirurgica. Questa può riguardare sia l’uso di dispositivi cardiaci impiantabili, per esempio il pacemaker, sia la chirurgia tradizionale che, in casi specifici, può essere effettuata già nei primissimi anni di vita.

Laringotracheobronchite: quando i più piccoli fanno fatica a respirare

La laringotracheobronchite, anche detta Croup, è un’infiammazione di origine virale che colpisce quasi esclusivamente i bambini e provoca difficoltà a respirare e mancanza di respiro.

Negli adulti la patologia è rara.

Le cause della laringotracheobronchite sono imputabili a:

  • virus parainfluenzali;
  • rhinovirus;
  • adenovirus;
  • virus respiratorio sinciziale;
  • allergie;
  • esposizione a sostanze irritanti.

La sintomatologia comprende:

  • tosse “abbaiante”, ricorda l’abbaiare di un cane;
  • fatica a respirare;
  • raffreddore e febbre;
  • pallore e sonnolenza;

Il 5% dei casi di laringotracheobronchite tra gli infanti richiede il ricovero in ospedale.

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Si ricorda che in nessun caso, visto la natura del servizio, questo può essere inteso come sostitutivo di una visita medica e del parere del proprio curante/specialista. Si ricorda inoltre che in caso di disturbi/malattia/sintomi gravi è necessario ed indispensabile ricorrere all’intervento medico nel più breve tempo possibile utilizzando la numerazione nazionale telefonica di emergenza oppure recandosi direttamente in PS. I tempi di risposta (via email) dipendono dal nr. di domande ricevute.

Autore:
Dott.ssa Vittoria Martelli
Laurea in Biotecnologie Mediche