Ematuria: macro e microematuria
Il termine “ematuria” si riferisce alla presenza di sangue nelle urine e deriva dalle parole greche “haima” (sangue) e “ouron” (urina). Il sangue può essere visibile solo al microscopio, si parla di microematuria, o a occhio nudo (macroematuria). È un reperto comune in diverse popolazioni di pazienti.
La prevalenza riportata della microematuria asintomatica varia dall’1.7% al 31.1% anche se, nella pratica clinica quotidiana, è più bassa e compresa tra il 4 e il 5%.
La microematuria dipende da diversi fattori: patologie sottostanti eventualmente presenti, il sesso, la popolazione campione, la frequenza con cui si effettua il test delle urine e, non ultimo, i livelli di soglia impostati in sede di analisi.
Gli argomenti trattati in questo articolo sono:
- Cos’è la microematuria
- Serve approfondire in caso di microematuria?
- Quali esami effettuare?
- Quando le emazie nelle urine devono preoccupare?
- Microematuria: cause
- Le terapie possibili in caso di microematuria
- Macroematuria
- Chiedi un consulto all’urologo
Cos’è la microematuria?
Con microematuria si intende la presenza non visibile ad occhio di sangue nelle urine. Si parla di microematuria quando si hanno 3 o più globuli rossi per campo ad alta potenza nella valutazione al microscopio del sedimento urinario.
La soglia di definizione può variare in funzione delle linee guida, delle differenti società scientifiche, adottate nei Paesi.
Serve approfondire in caso di microematuria?
La diagnosi differenziale di microematuria include un ampio spettro di malattie urologiche, nefrologiche e ginecologiche. La probabilità di scoprire un tumore sottostante è risultata essere fortemente dipendente da parametri quali il sesso, l’età, l’anamnesi di fumo e il grado di ematuria.
A circa il 3% dei pazienti testati per microematuria è diagnosticata una neoplasia dell’apparato urinario o riproduttivo: il rischio di trovare una neoplasia in tutti i soggetti con microematuria è, cioè, piuttosto basso.
È quindi importante soppesare i vantaggi e gli svantaggi dei test diagnostici per i pazienti e per il sistema sanitario nel suo complesso visto l’alto costo che hanno gli esami di indagine.
Tuttavia, le analisi dei modelli pratici hanno rilevato gravi difetti nella valutazione dei pazienti che si presentano con microematuria.
Uno studio, ad esempio, ha scoperto che meno del 50% dei soggetti con microematuria veniva poi indirizzato a una valutazione urologica. Inoltre, meno del 20% dei pazienti si sottoponeva a cistoscopia, esame citologico delle urine in 3 campioni e a una procedura di imaging, anche semplicemente ad ecografia.
La stragrande maggioranza dei tumori maligni riscontrati nelle persone con microematuria è costituita da tumori della vescica, che sono meglio individuati con la cistoscopia.
Il sottoutilizzo della cistoscopia e la propensione a dipendere principalmente dalla diagnostica per immagini per la valutazione è piuttosto preoccupante.
Quali esami effettuare?
Il medico effettua un’attenta anamnesi dei pazienti con microematuria per determinare eventuali fattori di rischio di cancro urogenitale, di malattia renale o di patologia dell’apparato riproduttore o urinario.
L’anamnesi comprende anche la valutazione del rischio, differenziato in:
- basso rischio: donne di età inferiore ai 50 anni e uomini di età inferiore ai 40 anni, non fumatore, una conta da 3 a 10 globuli rossi al microscopio, assenza di ulteriori fattori di rischio di carcinoma uroteliale, nessun precedente episodio di microematuria;
- rischio medio: donne di età tra i 50 e i 59 anni e uomini di età tra ai 40 anni e i 59 anni, fumatori da 10-30 anni, una conta da 11 a 25 globuli rossi al microscopio, presenza di ulteriori fattori di rischio di carcinoma uroteliale, nessun precedente episodio di microematuria;
- alto rischio: donne e uomini di età superiore ai 60 anni, più di 30 anni di fumo, una conta maggiore di 25 globuli rossi al microscopio, episodi di macroematuria, nessuna precedente valutazione di microematuria e conteggio di 25 o più globuli rossi al microscopio ad un successivo esame.
In funzione dell’anamnesi e della valutazione del rischio sono indicati i seguenti esami:
- basso rischio: ripetere gli esami entro 6 mesi o effettuare un esame citologico in 3 campioni e un’ecografia dell’apparato urinario;
- rischio medio: effettuare una cistoscopia e un’ecografia dell’apparato urinario;
- alto rischio: effettuare una cistoscopia e urotac o risonanza magnetica dell’apparato urinario se esistono delle controindicazioni all’urotac.
Quando le emazie nelle urine devono preoccupare?
Nella maggioranza dei casi le prospettive di una persona con un episodio occasionale di microematuria sono buone. Molte delle cause che possono dare microematuria sono facilmente trattabili o scompaiono da sole.
Anche se l’idea di avere sangue nelle urine può essere allarmante, la microematuria non è sempre segno di qualcosa di grave. La collaborazione con il medico curante o lo specialista urologo permette di inquadrare il problema nel modo migliore.
Microematuria: cause
Esistono numerose condizioni che possono portare alla microematuria. Alcune sono semplici: per esempio, si può avere del sangue nelle urine se si è fatto un allenamento molto intenso. In altri casi la microematuria può essere un possibile effetto collaterale di un farmaco assunto.
Altre volte, invece, le cause della microematuria sono più complesse. Tra queste, ci sono:
- calcoli renali: sono estremamente dolorosi e possono provocare emorragie grossolane e microscopiche;
- infezioni del tratto urinario (UTI): si verificano quando degli agenti patogeni, dopo essere entrati dall’uretra, raggiungono la vescica e la colonizzano. Lo stimolo a urinare frequentemente, il dolore e il bruciore durante la minzione e l’urina dall’odore insolitamente pungente sono tutti sintomi possibili. In alcune persone, soprattutto quelle più anziane, la microematuria può essere l’unica indicazione di malattia;
- infiammazione della vescica;
- pielonefrite: si tratta di una infezione del tessuto dei reni causata dalla risalita di agenti patogeni dagli ureteri o perché trasportati dal flusso ematico. A differenza delle UTI è sempre presente febbre e dolore lombare acuto oltre a sintomi sovrapponibili a quelli delle infezioni della vescica. La pienonefrite può causare microematuria;
- malattie sessualmente trasmissibili;
- ipertrofia prostatica benigna: con l’avanzare la prostata, che si trova sotto la vescica e copre la parte superiore dell’uretra, spesso si ingrossa (si parla di ipertrofia prostatica benigna). Ingrossandosi la prostata comprime l’uretra causando una serie di sintomi tipici quali difficoltà a urinare, uno stimolo acuto o costante a urinare e, talvolta, microematuria. Sintomi analoghi possono essere causati dalla prostatite;
- glomerulonefrite: malattia infiammatoria che colpisce i reni e ha, come tipico sintomo, la microematuria
- emofilia;
- uso di farmaci;
- tumore alla vescica, alla prostata o ai reni.
Talvolta la causa di microematuria non può essere individuata: in questi casi il fenomeno sparisce spontaneamente.
Le terapie possibili in caso di microematuria
Le cause della microematuria influenzano il modo in cui trattarla. Così, in presenza di infezioni di origine batterica come nelle infezioni del tratto urinario o in quelle renali, si ricorrerà alla somministrazione di un ciclo di antibiotici.
Oltre agli antibiotici, prescritti dallo specialista urologo, può essere utile ricorrere a degli antinfiammatori naturali.
In particolare possono essere utili prodotti che contengono:
- Curcumina: negli ultimi 50 anni, diversi studi clinici hanno esaminato la farmacocinetica, la sicurezza e l’efficacia di questo nutraceutico contro una serie di disturbi umani evidenziandone la capacità di modulare l’attività di numerose molecole come le chitochine pro-infiammatorie.
- Bromelina: è un enzima proteolitico ricavato dall’ananas con importante azione antinfiammatoria, come confermato da numerosi studi scientifici. Le proprietà antinfiammatorie derivano dalla capacità di modulare la cascata dell’acido arachidonico, il processo attraverso il quale vengono prodotti i fattori infiammatori.
In commercio esistono diversi prodotti specifici di qualità farmaceutica che combinano entrambi i principi attivi in proporzioni ottimali.
Macroematuria
È sufficiente 1 ml di sangue per litro di urina perché sia visibile ad occhio nudo e si parli di macroematuria. La colorazione delle urine è funzione dell’origine del sangue: si può differenziare tra il sangue arterioso, di colore rosso vivo intenso, il sangue venoso, più scuro e il sangue “vecchio”, di colore marrone scuro o nero. Sono rari i casi in cui la mioglobinuria, causata dalla rabdomiolisi, o l’emoglobinuria, causata dall’emolisi, possono dare luogo a urine rosse o scure. La presenza di globuli rossi nel sedimento urinario, rivelata dalla microscopia qualitativa e quantitativa, conferma la diagnosi di ematuria.
La conferma di macroematuria (e di microematuria) richiede sempre una approfondita indagine sulle cause.