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L’infiammazione vaginale è un problema che colpisce milioni di donne in Italia. Infiammazione vaginale: una guida sulle vaginiti.
Una percentuale elevata di donne, nel corso della propria esistenza, ha manifestato almeno un episodio di infiammazione vaginale. Le cause di infiammazione vaginale sono molteplici e richiedono approcci terapeutici diversi.
In questo articolo parliamo di:
- Cos’è l’infiammazione vaginale e i sintomi comuni
- Quali sono le infiammazioni vaginali più comuni
- Infiammazione vaginale da vaginite batterica e i bacilli di Doderlein
- Sintomi e cause della vaginite batterica
- Infiammazione vaginale provocata da vaginite batterica a trasmissione sessuale
- Trattamento e cura dell’infiammazione vaginale causata vaginite batterica
- Infezione e infiammazione vaginale fungina o micotica (Candida): sintomi e cura
- Infiammazione della vagina e vaginite parassitaria
- La vaginite parassitaria da trichomonas: sintomi e cura
- Vaginite non infettiva: sintomi
- Vaginite non infettiva: cura dell’infiammazione vaginale
- Infiammazione vaginale virale: vaginite virale
- Cos’è la vestibolite?
- Diagnosi e sintomi di vestibolite vulvare
- Quali sono le cause della vestibolite vulvare
- Trattamento e cura della vestibolite vulvare
- La cervicite
- Quali sono le cause e le cure delle cerviciti
- Infiammazione vaginale da vaginite atrofica
- Quali sono le cause della vaginite atrofica?
- La diagnosi e la cura della vaginite atrofica
- Rimedi naturali: come prevenire le infiammazioni vaginali
- CHIEDI AL DOTTORE
Cos’è l’infiammazione vaginale e i sintomi comuni
L’infiammazione vaginale è una condizione di flogosi della vagina. E’ comunemente chiamata vaginite. La vagina è la parte interna dell’organo genitale femminile. E’ costituita da un canale fibromuscolare assai elastico e si colloca tra la vulva e la cervice per poi arrivare all’utero.
La vulva è la parte finale ed esterna dell’apparato genitale femminile. E’ formata dal monte di venere, dalle grandi labbra (dette anche valve) e dalle piccole labbra (chiamate anche ninfe) che si uniscono all’estremità superiore al clitoride. L’infiammazione della vulva prende il nome di vulvite; si tratta quindi di un’infiammazione esterna. Quando l’infiammazione vaginale si estende anche alla vulva siamo in presenza di una vulvovaginite, cioè un infiammazione concomitante della vagina e della vulva.
Nell’ambito delle vaginiti sono ricomprese anche tutte quelle infiammazioni vaginali che colpiscono zone specifiche dell’apparato genitale femminile. E’ bene distinguerle perché necessitano di differenti terapie.
I sintomi comuni a tutte le vaginiti sono:
- dolore e fastidio durante la minzione;
- rapporti sessuali dolorosi o fastidiosi;
- prurito e bruciore intimo persistente;
- secrezioni vaginali maleodoranti (odore di pesce);
- cambiamento di consistenza e colore delle secrezioni vaginali;
- piccole perdite di sangue.
Quali sono le infiammazioni vaginali più comuni
L’infiammazione vaginale è generalmente è riconducibile alle vaginiti e le più comuni sono:
- vaginite batterica;
- vaginite batterica a trasmissione sessuale;
- infezioni e infiammazione da candida o da “lievito” detta anche fungina;
- infiammazione della vagina derivante da vaginite parassitaria;
- vaginite virale (herpes);
- vaginite non infettiva
- vaginite atrofica.
Infiammazione vaginale da vaginite batterica e i bacilli di Doderlein
L’infiammazione vaginale di origine batterica è tra le infezioni vaginali più diffuse tra le donne. Secondo uno studio del dott. Adane Bitew pubblicato sul National Library of Medicine oltre il 60% delle donne ha avuto nel corso della propria vita almeno un episodio di vaginite batterica.
La vaginite batterica è l’infiammazione vaginale più diffusa.
All’interno della vagina risiede la flora vaginale che è composta prevalentemente da lactobacilli: i bacilli di Doderlein. Questi mantengono il pH vaginale acido, tra 3,5 e 4,5. I bacilli di Doderlein sono batteri “buoni” che proteggono l’ambiente vaginale e, in condizioni di salute ottimale, rappresentano oltre il 90% dei microorganismi che popolano l’ambiente vaginale.
Impediscono cioè la proliferazione di microorganismi cattivi che possono scatenare infiammazione vaginale.
Quando nella vagina, per molteplici cause, abbiamo un’alterazione del pH, che diventa meno acido, si verifica una crescita incontrollata (fino ad 120 volte superiore) di organismi anaerobi e un abbassamento del numero dei bacilli di Doderlein. E’ la situazione ideale per la crescita e la diffusione di un’infezione batterica che, quindi, si concretizza in un’infiammazione vaginale.
Questa è la cosiddetta vaginosi batterica, molto frequente, dovuta appunto a germi anaerobi fra cui la Gardnerella Vaginalis. Si tratta di un caso tipico di disbiosi, cioè un’alterazione dell’equilibrio microbico.
Gardnerella vaginalis è il nome scientifico di una specie di batteri che vive all’interno della vagina, lavorando insieme a trilioni di altri microrganismi per mantenere la flora vaginale in equilibrio e per evitare le infezioni. Tuttavia in determinate condizioni la Gardnerella può iniziare a moltiplicarsi a dismisura creando un’infiammazione vaginale chiamata vaginosi batterica.
Quindi la Gardnerella vaginalis è sempre presente nell’ambiente vaginale ed aiuta a mantenere il pH in equilibrio e solo quando cresce a dismisura provoca un’infiammazione vaginale.
La vaginosi batterica non è ufficialmente considerata un’infezione a trasmissione sessuale, ma l’attività sessuale aumenta il rischio di contrarla.
Sintomi e cause della vaginite batterica
I sintomi tipici della vaginite batterica sono:
- perdite di colore bianco giallastre o purulente;
- cattivo odore (puzza di pesce);
- dolore o bruciore;
- minzione dolorosa
Bisogna ricorda che in alcuni casi la vaginite batterica è asintomatica.
Non sono del tutto dipanati i dubbi sulle cause della vaginite batterica. Appare necessaria, al mondo medico scientifico, la concomitanza di più fattori: comportamentali, alimentari e di cura della persona, per citarne alcuni.
L’interazione di questi causa uno squilibrio nella flora vaginale e, quindi, il meccanismo che sfocia nella vaginite batterica.
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, l’alterazione del pH è condizione necessaria per la proliferazione di germi e l’insorgenza dell’infiammazione vaginale.
Tra i fattori scatenanti ricordiamo:
- Rapporti sessuali non protetti. Lo sperma maschile determina una diminuzione dell’acidità del pH vaginale.
- Trattamenti antibiotici (anche locali, creme e pomate).
- Detergenti intimi troppo aggressivi.
- Lavande vaginali frequenti.
- Utilizzo di dispositivi intrauterini.
Infiammazione vaginale provocata da vaginite batterica a trasmissione sessuale:
Nella vaginite batterica a trasmissione prevalentemente sessuale, sono invece implicati questi batteri:
- Chlamydia trachomatis;
- Neisseria gonorrhoeae;
- Mycoplasma hominis;
Tutte possono portare a gravi ripercussioni sulla fertilità femminile. Inoltre:
La clamidia trachomatis
è una comune infezione a trasmissione sessuale causata da batteri. Può capitare che sia asintomatica e quindi non si manifesta con i classici sintomi legati alle perdite vaginali maleodoranti, dolori durante i rapporti sessuali e bruciori.
La clamidia trachomatis colpisce soprattutto le giovani donne, ma può verificarsi sia negli uomini che nelle donne e in tutti i gruppi di età. Non è difficile da curare, ma se non viene trattata può essere un rischio per la salute.
Quando è sintomatica i sintomi sono riconducibili a quelli comuni a tutte le vaginiti, seppure più lievi.
La Clamidia trachomatis può anche infettare il retto, rimanendo asintomatica. Quando lo è, i sintomi sono: dolore rettale, perdite o sanguinamento.
Si possono anche avere infezioni oculari da clamidia (congiuntivite) attraverso il contatto con fluidi corporei infetti.
Qualora non venga trattata in tempi rapidi, può arrivare ad infiammare la cervice dando luogo quindi a cerviciti (vedasi paragrafo sulle cerviciti). Ma può anche determinare endometrite e salpingite, innescando la condizione infiammatoria nota come malattia infiammatoria pelvica (PID). Nell’uomo la Clamidia causa uretrite: perdite di consistenza gellosa e bruciore durante la minzione. Anche nell’uomo, se non trattata, può determinare infertilità.
Il batterio Clamidia trachomatis si trasmette principalmente attraverso il sesso vaginale, orale e anale. È anche possibile per le donne incinte passare la clamidia ai loro bambini durante il parto, causando polmonite o una grave infezione agli occhi nei neonati
La Gonorrea
La gonorrea è un’infezione causata da un batterio a trasmissione sessuale che infetta sia gli uomini che le donne. E’ una malattia a trasmissione sessuale che crea uno stato di infiammazione vaginale acuto. Le madri infette possono contagiare i loro bimbi durante il parto. Nei bambini la gonorrea colpisce principalmente gli occhi.
In rari casi è asintomatica. I sintomi di questa infiammazione vaginale sono riconducibili ai sintomi comuni della vaginite batterica con l’eccezione di una accentuata perdita di sangue durante i rapporti sessuali e un continuo stimolo alla minzione.
La gonorrea può colpire il retto, l’uretra, la gola, gli occhi e le articolazioni. Nelle donne, la gonorrea può anche infettare la cervice
La gonorrea può diffondersi nell’utero e nelle tube di Falloppio, causando la malattia infiammatoria pelvica. (PID). La PID può provocare la cicatrizzazione delle tube, un maggior rischio di complicazioni per la gravidanza e l’infertilità. La PID richiede un trattamento immediato.
Può essere trasmessa al neonato durante il parto. Al neonato, l’infezione causa congiuntivite grave e artrite settica. La Gonorrea aumenta notevolmente il rischio di parto prematuro e aborto spontaneo.
Il Mycoplasma oltre che a infiammazione vaginale determina endometrite, salpingite, aborto spontaneo e scarso sviluppo del feto.
Il trattamento dell’infiammazione vaginale causata vaginite batterica
L’infiammazione vaginale può passare da sola. Tuttavia, se la sintomatologia persiste è necessario contattare un medico specialista / ginecologo. Il medico può fare un esame pelvico e prenderà anche un campione delle mucose vaginali per analizzarle e predisporre un trattamento.
Trattamento efficace della vaginite batterica
Il trattamento standard per la vaginosi batterica è il metronidazolo (500 mg due volte al giorno per 7 giorni consecutivi). Ci sono altri trattamenti, come il gel di metronidazolo (un’applicazione da 5 g al giorno per 5 giorni) o la crema a base di Clindamicina 2% (un’applicazione da 5 g al mattino per 7 giorni).
Se la paziente è intollerante o allergica al metronidazolo, la crema di clindamicina vaginale è la prima scelta. In precedenza, il trattamento della vaginosi batterica durante la gravidanza era raccomandato per prevenire il parto prematuro. Lo studio del dott. Peter Brocklehurst ha dimostrato che il trattamento antibiotico non può prevenire il parto pretermine nelle donne con vaginosi batterica sintomatica o asintomatica. Pertanto, il trattamento della vaginosi batterica può curare la patologia ma non evitare la possibilità di eventi avversi (parto prematuro). Va notato che la recidiva della vaginite batterica è comune. Per i pazienti che hanno sperimentato più ricadute rapide, il trattamento prolungato è la scelta preferenziale.
Le opzioni di trattamento per la candidosi vulvovaginale includono preparati orali e preparati topici. Il trattamento mira ad alleviare i sintomi. Ci sono diverse formulazioni topiche di pirazolo e di fluconazolo orale. Farmaci come il clotrimazolo, il miconazolo, il terconazolo e il butoconazolo sono ancora i più prescritti e sono tipicamente usati per 3-7 giorni. Le pazienti con una vaginite da Candida complicata richiedono un trattamento più aggressivo. La maggior parte delle candidosi vaginali ricorrenti è associata alla Candida albicans, e si è dimostrato utile somministrare un trattamento intensivo con fluconazolo per 7-14 giorni.
Il Trichomonas vaginalis è un parassita protista umano e la più comune malattia a trasmissione sessuale non virale in tutto il mondo. In questi casi, la causa della vaginite è Trichomonas vaginalis, che può anche infettare la prostata e l’uretra negli uomini. Attualmente, i trattamenti comuni per la tricomoniasi includono farmaci 5-nitroimidazoli per via orale e parenterale.
Il disagio gastrointestinale è l’effetto collaterale più comune del metronidazolo, ed è di solito lieve e tollerabile, ma può essere grave a dosi elevate per quelli con tricomoniasi refrattaria. Il tinidazolo è un nitroimidazolo che è stato introdotto nel 1969 per trattare le infezioni vaginali causate dal batterio Trichomonas. La dose terapeutica del tinidazolo è inferiore a quella del metronidazolo, e ha effetti collaterali più lievi e minori. Le creme vaginali a base di nitroimidazoli hanno un tasso di guarigione inferiore al 50%.
La somministrazione di batteri lattici per via orale per alterare il microbiota vaginale sembra essere efficace. Questi batteri possono stabilirsi nel retto e nella vagina dal 20° al 70° giorno e ridurre il pH vaginale. Un altro studio ha dimostrato che la somministrazione orale di Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus rhamnosus GR-1, e Lactobacillus fermentum RC-14 ad una dose di almeno 108 CFU/giorno al giorno sono efficaci per integrare il trattamento terapeutico.
Quando i batteri intestinali sono mantenuti in equilibrio e in salute, anche il microbiota vaginale può allinearsi e migliorare. Poiché i lattobacilli possono creare un sistema di difesa contro le vaginosi una dieta quotidiana con aggiunta di lattobacilli può ripristinare la giusta flora batterica vaginale e ridurre l’incidenza della vaginite e dell’infiammazione vaginale. Gli integratori di Lactobacillus possono mantenere un ambiente vaginale debolmente acido, ridurre le infezioni urogenitali e formare una barriera protettiva naturale.
Le infezioni da lievito sono trattate con farmaci antimicotici. Sono inseriti nella vagina sotto forma di creme, unguenti o supposte, o sono presi per via orale.
Infezione e infiammazione vaginale fungina o micotica (Candida): sintomi e cura
Si stima che il 15% delle donne in età riproduttiva e il 70% delle donne nell’arco della loro vita hanno avuto un fenomeno di infiammazione intima da micosi vaginale. La forma più diffusa è la Candida Albicans. Esistono tuttavia altre tipologie di Candida:
- Glabrata: caratterizzata da forme cliniche recidivanti;
- Tropicalis, spesso resistente ai trattamenti;
- Krusei;
- Parapsilosis
La Candida Albicans è un fungo saprofita, normalmente presente nel distretto vaginale, nel cavo orale e nel tratto gastrointestinale. Determinate condizioni, solitamente squilibri fisici, rendono questo saprofita capace di moltiplicarsi in maniera incontrollata e di infettare l’habitat vaginale scatenando quindi la vaginite micotica.
Le principali cause della vaginite micotica sono:
- gravidanza;
- stress e conseguente abbassamento delle difese immunitarie;
- antibiotici che possono indebolire i bacilli di Doderlein (vedi paragrafo sopra);
- terapie con estro-progestinici;
- HIV o diabete (possono facilitare questo tipo di infiammazione vaginale).
Si ritiene che il 60% delle donne che assumono la pillola anticoncezionale soffra o abbia sofferto di candidosi vaginale almeno una volta nel corso della propria vita.
I sintomi tipici e specifici sono forte prurito e perdite abbondanti e consistenti, simili a latte cagliato.
Per quanto riguarda il trattamento e la cura dell’infiammazione vaginale scatenata da Candida Albicans, ricordiamo che solo lo specialista, a seguito di visita, può prescrivere il trattamento più adeguato. In ogni caso, per l’infiammazione della vagina da micosi si consiglia di:
- utilizzare farmaci antimicotici a base di clotrimazolo, butoconazolo, miconazolo nitrato e tioconazolo.
- Evitare l’eccesso di umidità nella zona infiammata.
- Uso di fermenti lattici in ovuli.
La Candida si trasmette sessualmente, bisogna quindi prestare attenzione ed evitare attività sessuale non protetta.
Infiammazione della vagina e vaginite parassitaria
La vaginite parassitaria è un’infiammazione vaginale provocata da protozoo flagellato. Nello specifico, da un parassita unicellulare, il Trichomonas vaginalis. Questo microorganismo, di norma, viene trasmesso per via sessuale. Dotato di appendici filamentose, il protozoo riesce a muoversi all’interno dell’apparato genitale.
Altre modalità di trasmissione all’uso promiscuo di asciugamani, servizi igienici, giocattoli sessuali o biancheria intima contaminati. Tuttavia tale tipo di contagio è molto meno frequente, in quanto il Trichomonas non è in grado di sopravvivere più di 50 minuti, fuori dall’ospite.
Infine, un’ultima modalità di contagio è rappresentata, se pur raramente, dalla trasmissione verticale. Ossia il passaggio dalla madre al neonato nel momento del parto.
Il Trichomonas vaginalis attacca le cellule epiteliali, alterando la flora batterica vaginale.
Questo parassita distrugge i bacilli di Doderlein (vedere paragrafo specifico), i batteri buoni che concorrono con maggior numero alla flora batterica locale. L’ambiente che ne deriva, privato della sua acidità, predispone alla contrazione di infezioni e alla proliferazione di agenti patogeni, come detto sopra.
Spesso nel processo infettivo e infiammatorio viene coinvolta anche l’uretra. Nell’uomo anche la prostata.
L’incubazione varia da 4 a 28 giorni.
La vaginite parassitaria da Trichomonas: sintomi e cura
E’ necessario distinguere tra i sintomi tipici dell’uomo e quelli della donna.
Nell’uomo abbiamo:
- Dolore durante la minzione e l’eiaculazione;
- Arrossamento al glande, segno di infiammazione;
La donna è più soggetta a manifestare sintomatologia in caso di infezione vaginale da Trichomonas. I sintomi della vaginite parassitaria sono diversi. Tra questi si annoverano:
- prurito;
- bruciore;
- perdite biancastre schiumose e maleodoranti, a volte con tracce di sangue;
- dispareunia;
- necessità di urinare di frequente;
- minzione dolorosa.
E’ tipico, inoltre, che lo specialista ginecologo individui, durante la visita, macchie rossastre sulla mucosa cervicale e vaginale. Si parla infatti di “cervice a fragola”.
In alcuni casi, la vaginite parassitaria può essere asintomatica.
La cura dell’infiammazione vaginale da vaginite parassitaria prevede la visita ginecologica. Sarà il ginecologo attraverso un’accurata anamnesi, un esame di tipo obiettivo, l’esame microscopico del muco cervicale, nonché l’esame colturale, a diagnosticare la presenza di Trichomonas.
Il trattamento della vaginite parassitaria è di tipo farmacologico.
In particolare i farmaci indicati sono i nitroimidazoli. Efficaci sia per la regressione dei sintomi che dell’infiammazione vaginale e dell’infezione.
Si precisa che, nel caso in cui il trattamento somministrato non sia adeguato, si possono presentare delle recidive. Stesso discorso nel caso in cui non venga sottoposto alla cura l’eventuale partner sessuale. In tal caso l’infiammazione della vagina può ripresentarsi.
Infiammazione vaginale da vaginite non infettiva
La vaginite non infettiva consiste in un’irritazione vaginale.
La vaginite non infettiva può essere provocata da:
- detergenti intimi non rispettosi del pH intimo;
- residui di ammorbidenti e detersivi sulla biancheria;
- assorbenti e tamponi interni;
- spray e profumi vaginali, lavande, spermicidi, profilattici in lattice, diaframmi, dispositivi intrauterini;
- abiti troppo attillati, biancheria intima sintetica.
Nelle persone suscettibili (in tal senso gioca un ruolo fondamentale la componente genetica), l’esposizione a certe sostanze chimiche può provocare non solo una vaginite non infettiva, ma finanche una reazione allergica.
Altri fattori predisponenti la vaginite non infettiva e la vagina infiammata che ne consegue, possono consistere in traumi ripetuti di varia natura, o in alterazioni ormonali tipiche della menopausa, del periodo post partum, dell’allattamento (vaginite non infettiva atrofica) e della radioterapia (vaginite non infettiva attinica).
Ovviamente, la vaginite non infettiva non è in alcun modo contagiosa, a differenza della vaginite che invece causa infettiva.
I principali sintomi della vaginite non infettiva sono i seguenti:
- prurito;
- bruciore;
- sensazione di tensione;
- escoriazioni, arrossamento, fissurazioni e più raramente ulcerazioni;
- leucorrea inodore;
- aderenze tra le pareti della vagina;
- dispareunia
Si tratta pertanto di sintomi tipici dell’infiammazione vaginale.
Vaginite non infettiva: cura dell’infiammazione vaginale
Se non viene eseguita una valutazione clinica corretta e approfondita circa le reali abitudini della paziente, si corre il rischio di ottenere una diagnosi inadeguata. Questo corrisponde in cure inappropriate, come antibiotici e antimicotici, che possono avere come effetto quello di sensibilizzare e creare squilibrio nelle mucose locali già debilitate. L’uso improprio di antibiotici può infatti portare ad una alterazione della flora batterica e aumentare l’infiammazione vaginale.
Di norma, nei casi di vaginite non infettiva, la cura consiste nell’eliminare l’agente irritativo, allergizzante o traumatico. L’effetto è di una veloce remissione dei sintomi della vagina infiammata.
E’ indicato, sempre dietro prescrizione medica, l’utilizzo di applicazioni a base di sostanze antisettiche ed antinfiammatorie. In taluni casi anchedi cortisone e antistaminici, qualora alla base dell’infiammazione della vagina ci sia una reazione allergica.
Nei casi di vaginite atrofica può essere utile l’uso di un lubrificante vaginale idrosolubile e l’applicazione topica di ormoni.
Per quanto concerne le donne particolarmente sensibili, occorre che queste evitino abitudini non consone alla loro condizione. Tra queste:
- evitare un’igiene intima né scarsa né eccessiva, usando detergenti rispettosi del pH intimo;
- evitare l’uso di biancheria intima sintetica e abiti troppo attillati che possono limitare la traspirazione locale;
- cercare di abbandonare l’utilizzo di assorbenti interni, sostituendoli con quelli esterni privi delle ali, in quanto la colla ivi presente a contatto col sudore può sciogliersi e provocare infiammazione e irritazione vaginale;
- adottare un sano e bilanciato regime alimentare, favorendo il consumo di grassi sani Omega 3, che svolgono azione antinfiammatoria.
Cos’è la vestibolite?
La vestibolite, riguarda l’infezione del vestibolo. Il vestibolo vaginale è quella parte anatomica che è compresa tra le piccole labbra (ninfe) e il canale vaginale. Nella vestibolite l’infezione è a carico della mucosa della vagina. E’ cioè un’infiammazione vaginale che comprende la parte esterna. Proprio per l’anatomia della zona interessata, ricca di terminazioni nervose, il dolore avvertito ha caratteristiche neuropatiche.
Il dolore si manifesta soprattutto durante la penetrazione. Tende invece a diminuire al termine del rapporto. In termini medici la condizione è definita dispareunia.
La vestibolite vulvare, se non viene tempestivamente diagnosticata e trattata, può determinare dolore cronico con gravi ricadute psicologiche per la donna. E’ una delle infiammazioni vaginali più dolorose.
Diagnosi e sintomi di vestibolite vulvare
Il ginecologo con un tampone vulvare di cotone tocca delicatamente il vestibolo vaginale e l’entrata della vagina. Se la paziente avverte un fastidio vaginale intenso o addirittura dolore si è in presenza di vestibolite vulvare.
I sintomi tipici sono:
- dolore intenso durante la penetrazione;
- forte arrossamento del vestibolo vaginale;
- bruciore intimo;
- dolore da contatto con gli indumenti intimi.
Quali sono le cause della vestibolite vulvare
La vestibolite vulvare può avere diverse cause:
- L’iperattività mastocitaria, approfondita nell’articolo dei bruciori vulvarie le sue conseguenze.
- L’iperattività dei muscoli vaginali. Questa determina un irrigidimento costante e involontario della vagina.
- Infiammazioni vulvari ripetute: Candida, Gardnerella, Escherichia Coli (di provenienza intestinale).
- Saponi aggressivi.
- Microtraumi ripetuti (durante i rapporti sessuali).
- Indumenti troppo stretti e non comodi che comprimono la vulva. Indumenti che non permettono la traspirazione.
- Secchezza vaginale.
- Cortocircuito del sistema del dolore: le terminazioni nervose hanno una reazione esagerata agli stimoli.
Trattamento e cura della vestibolite vulvare
Risolvere un’infiammazione vaginale che è diventata cronica, come la vestibolite vulvare, richiede un intervento multifattoriale:
- Impostare un’alimentazione priva di zuccheri semplici, lieviti e ricca di Omega3.
- Fisioterapia: esercizi di rilassamento del pavimento pelvico (esercizi di Kegel) ed eventualmente farmaci miorilassanti.
- Pomate che riducono l’irritazione vulvare e l’infiammazione vaginale. Ricche di vitamina A e D.
- Evitare l’uso di detergenti aggressivi che alterano il ph vaginale.
- Indossare indumenti comodi, non stretti e traspiranti.
- In caso di secchezza vaginale mantenere un’adeguata lubrificazione.
- Evitare la stitichezza e associare probiotici intestinali.
- Farmaci antimicotici in presenza di infezioni fungine.
La cervicite
Quando le infezioni vaginali risalgono la vagina fino ad arrivare al collo dell’utero, la cervice appunto, siamo in presenza di cerviciti. E’ quindi un’infiammazione vaginale che attiene alla parte interna della vagina. La cervicite viene diagnosticata tramite tampone cervicale o Pap Test.
I sintomi generalmente sono:
- perdite vaginali;
- sanguinamento dopo il coito;
- perdite vaginali e sanguinamento tra i periodi mestruali.
- In qualche raro caso questa infiammazione intima è invece asintomatica.
Quali sono le cause e la cura delle cerviciti
Generalmente le cause delle cerviciti sono imputabili a:
- Clamidia trachomatis;
- Neisseria gonorrea;
- virus Herpes Simplex;
- vaginosi batterica.
Tali cause sono di origine virale o batterica. Allo stesso modo, possono determinare infiammazione intima e cervicite anche:
- ovuli inseriti nella vagina;
- assorbenti;
- dispositivi di contraccezione;
- prodotti chimici usati per lavande (sebbene molto rara).
La terapia della cervicite è funzione della causa e, come tale, non può essere univoca. Ad esempio, se la causa scatenante fosse il virus Herpes Simplex la terapia prevederebbe il ricorso ad antivirali. In presenza, invece, di causa batterica la terapia sarebbe indirizzata verso gli antibiotici. Per cause non infettive solitamente è sufficiente la limitazione dell’agente scatenante.
Per esempio: se la cervicite è scatenata da una sensibilizzazione all’assorbente interno sarà sufficiente interromperne l’utilizzo.
Nella cervicite determinata da vaginosi, bisogna ricordare che le vaginosi sono infiammazioni vaginali causate da un’alterazione del ph e della flora batterica vaginale.
Infiammazione vaginale da vaginite atrofica
L’infiammazione vaginale causata da squilibri ormonali è detta vaginite atrofica. Questa infiammazione intima è frequente nelle donne in menopausa. La riduzione degli estrogeni, ormoni sessuali femminili, in menopausa determina un assottigliamento delle pareti della vagina. Nelle donne affette da vaginite cronica spesso riscontriamo anche problemi urinari e infiammazioni vaginali.
I sintomi specifici della vaginite atrofica, oltre a quelli comuni a tutte le vaginiti, sono:
- le pareti vaginali tendono ad assottigliarsi;
- secchezza vaginale: sono assenti le secrezioni vaginali;
- il canale vaginale si accorcia e si contrae;
- la contrazione del canale vaginale e la secchezza vaginale causano dolore durante i rapporti sessuali;
- perdite urinarie e dolore durante la minzione;
- infiammazione vaginale;
- incontinenza urinaria.
Alcuni sintomi sono comuni ad altri tipi di vaginiti. Tuttavia se il dolore durante il rapporto sessuale e la mancanza di lubrificazione perdurano nel tempo è necessario contattare il proprio ginecologo. In particolare se a questi sintomi è associato sanguinamento.
Quali sono le cause della vaginite atrofica?
La principale causa risiede nel calo ormonale. Durante la menopausa il corpo della donna soffre di un importante calo dei livelli di estrogeni. Questi ormoni, tra le molteplici funzioni, mantengono la vagina e il canale vaginale lubrificati ed elastici. Senza la protezione della lubrificazione e l’elasticità la vagina incorre più frequentemente in lacerazioni che possono causare poi infiammazione vaginale.
Un calo degli estrogeni può verificarsi anche in altre circostanze non legate esclusivamente alla menopausa. In particolare:
- dopo il parto;
- per tutto il periodo dell’allattamento al seno;
- sindrome di Turner;
- Ipogonadismo femminile, assistiamo cioè ad un mal funzionamento delle ovaie;
- cattivo funzionamento delle ghiandole surrenale o pituitaria: ghiandole che concorrono alla sintesi degli estrogeni;
- La scarsa alimentazione determina un calo nella produzione di ormoni. Significativo, negli uomini, è il calo di testosterone in caso di mancata assunzione di grassi saturi;
- intervento della rimozione delle ovaie;
- cure chemioterapiche;
- radioterapia per trattamento di patologie neoplastiche nella zona pelvica;
- terapia ormonale per la cura del tumore al seno.
E’ accertato l’effetto negativo del fumo.
Le donne che soffrono di vaginite atrofica hanno maggiori probabilità di contrarre infezioni e infiammazioni vaginali.
La diagnosi e la cura della vaginite atrofica
La diagnosi prevede una visita medica dove lo specialista verificherà lo stato generale della vagina ed in particolare accerterà:
- la perdita di elasticità;
- il diradamento del pelo pubico;
- genitali esterni lisci e sottili;
- l’esistenza di rigonfiamenti vaginali indicanti un prolasso della stessa.
Lo specialista ginecologo potrà indicare anche esami specifici. In particolare:
- Urine: se si riscontrano segni di infezioni o batteri;
- Ph vaginale – in caso di vaginite atrofica avrà valori superiori a 7.5;
- Striscio vaginale. Si prelevano delle cellule delle pareti vaginali e le si analizzano al microscopio per verificare l’esistenza di microorganismi tipici dell’atrofia vaginale.
La terapia della vaginite atrofica prevede l’utilizzo di pomate e creme a base di acqua per aumentare l’elasticità vaginale e ridurre la secchezza.
In caso in cui i sintomi persistessero il ginecologo può integrare il trattamento con una terapia sostituta a base di estrogeni. Solitamente assunti per via orale oppure applicati localmente (cerotti).
E’ importante ricordare che gli estrogeni devono essere utilizzati con cautela. L’uso prolungato può causare lo sviluppo di forme tumorali (tra cui il cancro al seno). L’assunzione per via topica può determinare il tumore dell’endometrio: motivo per cui, in caso di sanguinamenti anomali durante o dopo l’applicazione, è necessario avvisare immediatamente il medico.
Rimedi naturali: come prevenire le infiammazioni vaginali
Generalmente gli antibiotici sono il percorso preferenziale per trattare le vaginite, tuttavia ci sono dei rimedi naturali che hanno dimostrato la loro efficacia.
Vediamo quindi quali sono i rimedi naturali per trattare la vaginosi batterica.
Una giusta igiene. La vagina è un organo autopulente, è strutturata anatomicamente e fisiologicamente per pulirsi da sola, non è necessario lavarla continuamente, le docce regolari non sono necessarie, anzi il risultato sarà quello di irritare la zona.
Non solo è bene mantenere l’area vaginale il più asciutta possibile evitando di indossare per ore costumi bagnati, indumenti sudati e cambiare spesso i tamponi durante il ciclo mestruale. E’ dimostrato che i funghi proliferano negli ambienti umidi.
Le donne che soffrono di vaginite non far uso di lavande e saponi aggressivi, deodoranti intimi, biancheria stretta e sintetica. La biancheria di cotone traspirante deve essere la prima scelta.
Lavarsi le mani prima di toccare la vagina.
Come lavare la vulva? Con acqua tiepida, solamente la parte esterna, con un sapone delicato non profumato per poi tamponare delicatamente l’area per asciugarla.
Dopo aver defecato bisogna pulirsi dall’alto verso il basso per non spostare eventuali batteri che risiedono nella zona anale a quella vaginale.
Vaporizzazione vaginale con erbe: Assolutamente no. Alcuni siti di salute alternativa raccomandano la vaporizzazione vaginale, che consiste nel sedersi su un bagno di vapore con una varietà di erbe. Queste erbe dovrebbero pulire la vagina e “migliorare” la salute dell’utero. Questo trattamento non è comprovato da studi medici, il vapore non può penetrare il tessuto vaginale e raggiungere l’utero. Non solo ma le erbe possono irritare il tessuto vaginale e il vapore procurare gravi ustioni.
Rapporti sessuali: le donne che soffrono di vaginite dovrebbero astenersi dall’avere rapporti sessuali in quanto i rapporti sessuali possono alterare la flora batterica vaginale o introdurre altri tipi di batteri, accentuando i sintomi. Tuttavia se si dovessero avere dei rapporti sessuali è bene utilizzare il preservativo. Cambiare il preservativo se si passa dal sesso anale a quello vaginale.
Urinare immediatamente dopo il rapporto sessuale: dopo aver urinato, la paziente dovrebbe sciacquare la vagina e la vulva con acqua pulita. I fluidi sessuali e i lubrificanti cambiano il delicato equilibrio del pH della vagina, rendendola più vulnerabile a un’infezione da vaginosi batterica.
Probiotici: molti studi hanno dimostrato l’importanza dell’assunzione di probiotici per combattere i batteri legati alla vaginite batterica. I probiotici infatti aiutano l’organismo a far crescere i lattobacilli (o bacilli di Doderlein), che hanno un’importante funzione per mantenere il pH vaginale nel giusto valore.
Cibi consigliati: yogurt, cibi fermentati, ricotta, kefir e aglio. Uno studio scientifico ha dimostrato le potenti capacità antibatteriche dell’aglio simili a quelle del metronidazolo, un antibiotico orale. L’aglio deve essere assunto per via orale e non inserito nella vagina. Nota: lo yogurt è dimostrato essere particolarmente efficacie per evitare le recidive e se mescolato al miele può essere come calmate ad uso topico. L’assunzione di verdure è consigliata così come la pasta e il riso. E’ bene evitare l’assunzione di alcolici, limitare la frutta e i formaggi (tranne la ricotta).
Acido borico: le supposte vaginale di acido borico sono efficaci per il trattamento della vaginosi batterica. L’acido borico non deve essere assunto oralmente, perché tossico e velenoso. Questo prodotto deve essere utilizzato solo secondo le istruzioni riportate sulla confezione.
Olio dell’albero del tè e aceto di sidro di mele: sono usati per trattare la vaginite batterica, tuttavia non ci sono studi scientifici che dimostrino una reale efficacia, non solo ma l’olio potrebbe causare reazioni allergiche.
Autore:
Dott. Diego Riva
Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Urologia
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