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La diagnosi precoce può fare la differenza tra un’aspettativa di vita superiore ai 5 anni e, al contrario, l’evento funesto.
Con diagnosi precoce si intende l’individuare un tumore alla fase iniziale della malattia. Senza che questo abbia avuto il tempo di diffondersi, con le metastasi, ad altri organi.
Nel caso del tumore dell’utero, in caso di diagnosi precoce la sopravvivenza a 5 anni è superiore al 90%.
L’utero è l’organo predisposto al raccoglimento e allo sviluppo embrionale nelle fasi della gravidanza. Anatomicamente si presenta a forma di imbuto rovesciato ed è possibile distinguere 2 parti:
- Il collo (detta anche cervice) è la parte inferiore dell’utero, in contatto con la vagina;
- Il corpo, la parte superiore dell’utero.
A sua volta, nel corpo dell’utero dobbiamo distinguere tra:
- Endrometrio, la parte più superficiale del tessuto del corpo rivolta verso l’interno;
- Miometrio, prevalentemente tessuto di tipo muscolare e rivolto verso l’esterno dell’utero.
E’ l’endrometrio che, nella quasi totalità dei casi, è soggetto allo sviluppo di forme tumorali che colpiscono il corpo dell’utero.
La frequenza dei tumori dell’utero lo colloca al 6° posto tra quelli diagnosticati alle donne, con oltre 7500 nuovi casi all’anno.
Il fattore di rischio principale è l’età. Quindi diabete e obesità. Il tumore dell’utero è raro prima dei 50 anni. Il picco di incidenza si ha dai 60 anni. Questo fa capire come la variazione ormonale giochi un ruolo chiave nel tumore dell’utero. Tra i fattori a rischio ricordiamo:
- Menopausa in età avanzata
- Nessuna gravidanza
- Menarca (comparsa di mestruazioni) precoce, prima dei 12 anni.
L’uso della pillola anticoncezionale ha quindi un ruolo protettivo. Al contrario della terapia ormonale basata solo sull’assunzione di estrogeni.
I sintomi del tumore dell’utero
I sintomi tipici sono un sanguinamento vaginale anomalo, quale quello a menopausa sopraggiunta. O, in caso di età fertile, tra un ciclo e il successivo.
Altro sintomo caratteristico è la presenza di perdite maleodoranti, spesso abbondanti. La presenza di dolore, anche alla schiena, è un’ulteriore sintomatologia spesso lamentata.
La perdita di peso è solitamente indice di uno stato della malattia avanzato.
Diagnosi del tumore dell’utero
La diagnosi viene fatta attraverso:
- Biopsia endometriale: prelievo di un piccolo campione di tessuto dell’endometrio. Operazione che viene svolta in pochi minuti in regime ambulatoriale;
- Isteroscopia: attraverso una mini telecamera il medico è in grado di visualizzare e giudicare le pareti dell’utero;
- Dilatazione con currettage: si effettua la dilatazione del collo dell’utero con un particolare strumento per poter effettuare il raschiamento della parete interna dell’utero. L’operazione dura circa 60 minuti e può richiedere l’uso dell’anestesia generale.
Terapia del tumore dell’utero
Le possibilità terapeutiche sono molteplici e dipendono da diversi fattori (lo stadio del tumore, il collocamento, le condizioni della paziente, ect…):
- Isterectomia: chirurgia atta a rimuovere l’intero utero. Di conseguenza viene meno la capacità riproduttiva della paziente. L’intervento può implicare anche la rimozione delle tube e dei linfonodi, per esempio. E’ funzione dello stato di avanzamento della malattia;
- Chemioterapia;
- Terapia ormonale;
- Radioterapia: il trattamento può essere somministrato internamente, mediante il collocamento nell’utero di “grani” radioattivi, o esternamente.
Sopravvivenza
Come abbiamo visto, in caso di diagnosi precoce, il tasso di sopravvivenza a 5 anni è superiore al 90%. La diagnosi precoce, nel tumore dell’utero, può essere:
- Indiretta: quando il tumore viene diagnosticato a seguito di esami effettuati per altri quesiti diagnostici e non per cercare quella tipologia di malattia;
- Diretta: a seguito per esempio di un programma di screening come il test HPV da effettuarsi ogni anno dopo il superamento dei 30 anni di età.
Purtroppo può succedere che la diagnosi precoce sia ritardata, oppure addirittura omessa, a causa di un errore medico. Si parla, comunemente, di malasanità.
La Cassazione con la recente sentenza n. 23252/2019 ha confermato la decisione della Corte di Appello di Roma (del 11 novembre 2017), che ha condannato in sede civile L., medico chirurgo presso un Centro di Prevenzione Oncologica. L. non ha infatti prescritto un approfondimento diagnostico, la mammografia, ad una paziente, ignara della patologia ma sofferente, affetta da tumore mammario. Ciò nonostante che la paziente avesse espressamente lamentato dolore e avesse ella stessa richiesto al medico di sottoporla allo specifico esame.
Non solo L. non ha effettuato gli esami dovuti e quindi non ha diagnosticato la malattia, ma ha erroneamente effettuato un ago aspirato, peggiorando di fatto la patologia. La paziente ha quindi, una volta riscontrata la presenza del carcinoma, dovuto effettuare un intervento di mastectomia radicale con rimozione dei linfonodi, cicli di chemioterapia, radioterapia e, per 5 anni, terapia ormonale. Con importante riduzione delle aspettative di vita.
La salute del paziente, quando addirittura concerne le sue aspettative di vita, può e deve essere oggetto di tutela. Si può promuovere un’azione legale per ottenere, qualora effettivamente sussista l’episodio di malasanità, un giusto risarcimento.
Se pensi di essere stata vittima in prima persona di un episodio di malasanità o se ritieni che un tuo caro abbia subito ciò, ti invitiamo a leggere l’articolo in materia scritto dai Legali dello Studio Legale Berti e Toninelli.