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LA DISTROFIA VULVARE: SINTOMI E RIMEDI
Quando parliamo di distrofia vulvare, dobbiamo definire:
- La distrofia vulvare
- I sintomi della distrofia vulvare
- I rimedi per la distrofia vulvare
- Distrofia vulvare in menopausa
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La distrofia vulvare: cos’è
La distrofia vulvare è una condizione di atrofia della vagina e della vulva: piccole e grandi labbra si assottigliano, la vascolarizzazione locale si riduce, la mucosa perde le sue cellule superficiali.
L’atrofia vulvare rende la zona molto fragile e vulnerabile ad irritazione, infiammazione vulvare, infezioni e traumi.
Le cause della distrofia vulvare risiedono nella carenza di estrogeni. Gli stessi, invero, hanno un ruolo fondamentale sul trofismo dell’area vulvo-vaginale. Sono gli estrogeni che conferiscono nutrimento ai tessuti e alla mucosa: una loro mancanza comporta disidratazione e pallore locale, nonché una pesante alterazione dell’ecosistema vaginale. Questo di fatti, nei casi di distrofia vulvare, perde la sua naturale acidità, e sappiamo quanto un ph alcalino possa aprire la strada alla colonizzazione di organismi patogeni, quali germi e funghi.
L’atrofia vulvare si manifesta con maggiore incidenza in menopausa, anche se non è del tutto esclusa una sua insorgenza durante il puerperio. In tale periodo, infatti, si verifica una situazione ormonale simile a quella della menopausa, caratterizzata, come visto, da una carenza di estrogeni. Nello specifico, subito dopo il parto e nel corso dell’allattamento le ovaie sono bloccate e non producono ormoni.
Vine da sé che ogni evento in grado di incidere sull’equilibrio ormonale è in grado, potenzialmente, di provocare l’atrofia vulvare. Così, cure antibiotiche ripetute, ad esempio, possono alterare l’ecosistema vulvo-vaginale, esponendolo ad infezioni, quali le cistiti. Ancora cure chemioterapiche, la rimozione delle ovaie sono tutte situazioni favorevoli all’insorgenza della distrofia vulvare.
Infine, dietro ad un disturbo di distrofia vulvare si può nascondere una patologia, come il Lichen sclerosus e il Lichen planus.
I sintomi della distrofia vulvare
Tra i sintomi più comuni menzioniamo:
- secchezza vaginale determinata da una diminuzione di muco cervicale (è considerato il primo campanello dall’allarme);
- dolore nel corso dei rapporti e dopo, riduzione del desiderio sessuale e quindi problemi di coppia;
- infiammazione vulvare;
- perdite vaginali anomale;
- incontinenza urinaria;
- bruciore durante la minzione;
- arrossamento;
- urgenza minzionale;
- tendenza alle lacerazioni;
- infezioni ai genitali ricorrenti, quali cistite e candida;
- disidratazione locale;
- prurito locale.
I rimedi per la distrofia vulvare
I rimedi consistono in terapie ormonali, gel, creme, ovuli che riducono la secchezza vaginale e l’infiammazione vulvare. Menzioniamo, in particolare, delle creme a base di ingredienti vegetali, in grado di riparare le microlesioni dell’epitelio vulvovaginale.
Tra le varie creme e gel consigliati, troviamo:
- quelli a base di acido ialuronico vaginale, dall’azione riparativa e ossidante;
- il gel al colostro, dalle proprietà nutritive;
- creme fitoterapiche a base di D-mannosio e n-acetilcisteina.
Da ultimo esiste, inoltre, una terapia innovativa, ossia la terapia laser, praticata senza anestesia in quanto completamente indolore. Grazie al laser l’atrofia vulvare incontra un importante arresto: la zona si reidrata e riprende l’elasticità che normalmente la contraddistingue, le pareti della mucosa riprendono il volume di un tempo. In sintesi, quello che avviene è una sorta di ringiovanimento vaginale. Tuttavia questo rimedio, sebbene efficace è piuttosto costoso e quindi non alla portata di tutti.
Infine, lo specialista, qualora la paziente non possa intraprendere una cura estrogenica, può consigliare la somministrazione di un particolare farmaco, l’ospemifene. Parliamo di un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni presente nella vagina. Come per ogni farmaco, tuttavia, sono presenti degli effetti collaterali, quali candidosi e altre infezioni fungine, eruzioni cutanee, vampate di calore, spasmi muscolari.
Si tiene a precisare che affrontare prontamente il disturbo in parola costituisce un fattore di estrema importanza, in quanto lo stesso, se non curato, tende a diventare cronico.
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La distrofia vulvare in menopausa
La distrofia vulvare colpisce all’incirca una donna su due nel periodo successivo alla menopausa.
Abbiamo visto che tale condizione è determinata dalla carenza di estrogeni che contraddistingue questo periodo.
Circa la metà delle donne in menopausa è totalmente priva di estrogeni e soffre di secchezza vaginale già dopo tre anni dalla scomparsa del ciclo. Dieci anni dopo la menopausa la percentuale delle donne colpita dall’atrofia vulvare aumenta di circa venti punti.
Si stima che il 63% delle donne non sia a conoscenza della cronicità della patologia. In realtà è un disturbo che non va assolutamente sottovalutato. E, una volta intraprese le cure più adatte al caso di specie, è opportuno non sospenderle al primo miglioramento dei sintomi, in quanto il problema tende a ripresentarsi.
Di certo, la distrofia vulvare una volta insorta non guarisce spontaneamente, ma richiede terapie mirate.
Autore:
Dott. Diego Riva
Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Urologia
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