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valvulodinia e vaginismo

Vulvodinia e Vaginismo

08/02/201904/03/2022
Diego Riva
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Diego Riva

  • Consulente uro-ginecologo presso l’Istituto Villa Aprica di Como e presso la Clinica S. Pio X  (MI)

  • Autore di 118 pubblicazioni internazionali e nazionali

  • Autore del testo internazionale: “ Childbirth Related Pelvic floor Dysfunction” edito da Springer nel 2016

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Vulvodinia e Vaginismo: cosa sono e come si manifestano

Vulvodinia e vaginismo rappresentano sicuramente due problematiche importanti che riguardano la sfera sessuale della donna che, pur non attentando direttamente alla sua salute fisica, interferiscono in modo negativo, e spesso molto frustrante, sul benessere generale sia personale che di coppia.

Per vulvodinia ( o vestibulodinia) si intende una sindrome caratterizzata dalla presenza di dolore nell’area dei genitali esterni (vulva) o del vestibolo (l’introito della vagina), spesso con carattere di bruciore (dolore urente), che può essere sia spontaneo, che provocato dal contatto anche non di tipo sessuale.

Il clinico deve prima di tutto escludere tutte le cause possibili di infiammazione o dolore, come le vaginiti o le vulviti di varia origine, richiedendo ad esempio l’esecuzione di tamponi batteriologici mirati, ed eliminare i possibili fattori irritativi o causanti una alterazione della flora batterica normale.

Punto fondamentale, che richiede esperienza nel campo sessuologico, è costituito dalla storia sessuale passata e recente della paziente, indagando con tatto, ma con precisione, l’inizio dei sintomi, i fattori scatenanti o riducenti, la risposta del partner e/o la presenza di conflitti di coppia, il verificarsi delle fasi fisiologiche della risposta sessuale: desiderio, eccitazione, quindi lubrificazione vaginale, e orgasmo.

Durante la visita si potranno ricercare la presenza di particolari punti “grilletto” o punti trigger, che nei casi tipici saranno localizzati alle ore 5 e 7 (pensando alla vulva come al quadrante dell’orologio), che sarà sufficiente toccare con un batuffolo per suscitare il dolore acuto.

Di norma non sono ritenuti necessari ulteriori accertamenti biologici o strumentali, mentre l’approccio terapeutico, una volta posta la diagnosi, dovrà possibilmente essere multispecialistico: ginecologo + sessuologo + psicologo. La terapia è comportamentale, sessuale, con tecniche di coscientizzazione di breve durata, e medica combinate. Si possono di volta in volta utilizzare: lubrificanti o anestetici locali, antidepressivi, aliamidi, sedute di agopuntura o di stretching pelvi-perineale. Solo in rarissimi casi selezionati si potrà consigliare l’escissione chirurgica dell’area dolente.

Per vaginismo si intende invece la contrazione spastica della muscolatura vaginale, tale da rendere difficile la penetrazione.

Il clinico durante la visita deve graduare il vaginismo: da 1 a 5 a secondo delle resistenze della paziente, dei suoi tentativi di opporsi con la forza alla visita ginecologica e delle sue reazioni generali. Se il problema si è instaurato da sempre, si parla di vaginismo primario, che spesso coincide con una fobia per l’atto sessuale.  Molto importante è la valutazione della corretta anatomia vaginale e, in seconda battuta, delle dinamiche di coppia. Queste pazienti spesso sono molto prostrate dal loro disturbo e si trovano ad aver affrontato con scarso successo terapie varie.

La terapia sessuologica, che inizia con la prescrizione di astenersi dai rapporti penetrativi, prevede che la paziente acquisti dimestichezza con i propri genitali: verrà accompagnata ad esempio ad introdurvi semplicemente il proprio dito, da sola e quindi con il partner, e quindi dei piccoli dilatatori di diametro progressivamente crescente: ciò le permetterà di superare il dolore e vincere progressivamente le proprie paure, fino ad acquistare fiducia e sicurezza e poter ripristinare rapporti sessuali normali.

Durante le varie sedute sessuologiche il terapeuta valuterà i progressi ottenuti, correggerà gli errori e aiuterà a vincere difficoltà e resistenze, sia della paziente che del partner, che dovrà collaborare attivamente durante tutto l’iter terapeutico.

In conclusione si può senz’altro sottolineare che l’affronto di questi problemi richiede da parte del medico un buon bagaglio di conoscenze specifiche e di esperienza: le pazienti non devono per altro scoraggiarsi perché con un affronto corretto la durata del percorso terapeutico sarà abbastanza breve ( 2-3 mesi) e la percentuale di successi sarà molto elevata.

Dott. Diego Riva Ginecologo Consulente sessuologo


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valvulodinia e vaginismo

Autore:
Dott. Diego Riva
Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Urologia

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