Sindrome metabolica: cos’é e come si riconosce

Sindrome metabolica: definizione

Il termine sindrome metabolica (SM) definisce l’aggregazione nello stesso individuo di molteplici fattori di rischio per lo sviluppo:

  • del diabete tipo 2 (DMT2)
  • e della malattia cardiovascolare.

Sindrome metabolica e fattori di rischio

I c.d. fattori di rischio della sindrome metabolica sono:
iperglicemia (glicemia a digiuno 110 – 125 mg/dl o postprandiale (2ore) >140 mg/dl
ipertrigliceridemia (> 150 mg/dL)
bassi livelli di HDL-colesterolo (< a 35 nell’uomo e 40 nella donna)
ipertensione arteriosa (>140/90 o assunzione di farmaci antiipertensivi)
obesità (IMC > 30) centrale (circonferenza vita maggiore di cm 88 nella donna e cm 102
nell’uomo).
E’ necessaria la presenza di almeno tre fattori di rischio su 5 per fare diagnosi di sindome metabolica.
Nessuno dei fattori è ritenuto indispensabile, compresa l’obesità viscerale, sul cui limite per definirla non c’è consenso.

Cause della dindrome metabolica

Le componenti indicate riflettono principalmente una condizione di:

  1. ipernutrizione,
  2. stile di vita sedentario
  3. e relativo eccesso di adiposità.

Tale relazione spiega la sempre più frequente coesistenza di tali anomalie nella popolazione generale. Anche se la loro prevalenza ed interazione sono spesso diverse nei due sessi, nelle varie fasce di età e anche tra diversi gruppi etnici.

Utilità della definizione di sindrome metabolica

E’ un utile strumento clinico per il medico pratico.
Tra gli elementi positivi della SM come fattore predittivo di diabete tipo 2 e malattia cardiovascolare vanno evidenziati i seguenti:

  • è in grado di identificare un elevato rischio anche nei soggetti giovani, escludendo l’età
  • è utile per spiegare ai pazienti il legame causale di malattia tra le sue varie componenti
  • è più semplice da calcolare rispetto ad una complessa equazione di calcolo del rischio
  • è correlata ad un rischio di 3-5 volte maggiore per diabete tipo 2 e di quasi 2 volte per malattia cardiovascolare
  • è utile come fattore predittivo di rischio a lungo termine.

Ulteriore aspetto di interesse clinico della sindrome metabolica è la frequente associazione con altre condizioni morbose, quali:

  • la steatosi epatica non alcoolica (NAFLD)
  • la sindrome delle apnee notturne su base ostruttiva (OSAS)
  • la malattia renale.

In conclusione, il principale valore sul piano clinico della SM è quello di offrire un modello semplice e di facile applicazione per la selezione dei soggetti a rischio di diabete e malattie cardiovascolari.

Fisiopatologia

Il filone interpretativo principale della sindrome vede le sue cause essenziali:

  • nell’obesità centrale, viscerale
  • nell’insulino-resistenza (difficoltà per l’insulina di espletare la sua azione), che in genere segue l’aumento di massa adiposa
  • una condizione di steatosi, cioè di accumulo di grasso dentro gli organi, multi-sistemica, che configura un quadro di “adiposopatia” diffusa.

La deposizione ectopica (al di fuori delle sue sedi naturali) di tessuto adiposo in tutti i parenchimi (fegato, pancreas, cuore, rene, ecc) e peri-organo:

  1. condiziona le funzioni dell’organo infiltrato,
  2. determina uno stato infiammatorio
  3. e crea le premesse per l’alterata funzione dell’organo e le sue malattie.

Epidemiologia

Negli USA la percentuale di soggetti ultrasessantenni con sindrome metabolica supera il 40%. In Europa e in America Latina, la prevalenza di SM nella popolazione adulta è di circa il 25%. Nei paesi asiatici emergenti la prevalenza di SM è in aumento e i dati più recenti riportano un tasso di 8-13% negli uomini e di 2-18% nelle donne, a seconda dei criteri utilizzati per la diagnosi.
L’ obiettivo é:

  • identificare precocemente le persone a rischio per la SM in modo da impostare un precoce intervento sullo stile di vita
  • in quelli che hanno già la sindrome, ridurre il rischio di malattia aterosclerotica (raddoppiato), e di diabete. In particolare la SM senza IGT (intolleranza glicidica) e IFG (iperglicemia a digiuno) comporta un rischio di diabete di 5 volte. Mentre, per coloro che hanno già il pre-diabete il rischio aumenta di 5-7 volte rispetto a quelli senza
  • valutare ogni tre anni le persone con uno o più fattori di rischio, con la misurazione della circonferenza addominale, della PA, della glicemia a digiuno e dell’assetto lipidico.

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