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Cistite in gravidanza: sintomi e cause
La cistite in gravidanza richiede un tempestivo trattamento, con particolari accorgimenti da osservare.
Si definisce cistite un complesso di disturbi come:
- necessità di urinare frequentemente
- bruciore durante la minzione
- urine torbide e/o maleodoranti
- fastidio e peso a livello della vescica
- in alcuni casi, si nota presenza di sangue nelle urine (ematuria).
Tutto questo è causato dalla concentrazione in quantità anomala di batteri nelle urine. La loro presenza nelle urine è di per sé normale, dato che la vescica non è un ambiente sterile. Tuttavia, quando essi superano il valore-soglia di 10.000 per ml., danno origine a questa patologia.
Sono considerati fattori favorenti:
- i rapporti sessuali frequenti
- la presenza di pregresse infezioni urinarie
- il sovraffaticamento
- la stitichezza e la scarsa idratazione
- mentre la dieta non riveste particolare importanza.
Diagnosi della cistite in gravidanza
In presenza dei sintomi citati, vanno eseguiti:
- un esame completo delle urine
- e una urocoltura in contenitore sterile e utilizzando il getto intermedio delle urine.
Bisogna sottolineare quanto segue:
- mentre la presenza significativa di batteri nelle urine non è di per sé patologica in assenza di sintomi (= batteriuria asintomatica),
- in gravidanza essa va sempre trattata, data l’elevata frequenza di possibili e temibili complicanze, quali la cistopielite (infezione delle alte vie urinarie) che a sua volta può favorire il parto pretermine.
Pertanto, anche in assenza di sintomi, in gravidanza l’esame delle urine va eseguito mensilmente, e l’urinocoltura circa ogni 2 mesi. Ciò, sempre che l’esame delle urine non sia di per sé patologico, rivelando la presenza di sangue, abbondanti leucociti e/o nitriti.
Terapia
Solitamente la terapia va iniziata solo dopo aver avuto gli esiti degli accertamenti indicati, sulla base dell’antibiogramma. Difatti, in gravidanza, l’uso dei farmaci va sempre guidato da indicazioni precise.
Se la paziente è molto sintomatica, si può iniziare una terapia con:
- Co-trimossazolo,
- Nitrofurantoina
- o Cefalosporine,
a dosaggio pieno e per almeno 7 giorni.
L’antibiogramma e il decorso clinico guideranno poi la successiva terapia.
Sono indispensabili il riposo domiciliare e l’idratazione abbondante.
In presenza di febbre e/o di dolore renale, la paziente deve essere ricoverata in reparto ostetrico, per gli opportuni accertamenti specialistici.
Se la paziente presenta recidive durante la gravidanza, è indispensabile intraprendere una terapia profilattica con antibiotici a basso dosaggio per tutto il decorso della gravidanza stessa. Ricordiamo che la presenza di infezioni urinarie recidivanti configura una situazione di gravidanza a rischio con necessità di anticipazione del congedo di maternità.
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